Il nome botanico è Citrus Aurantium variante Dulcis e appartiene alla famiglia delle Rutacee. È un albero sempreverde, di forma piramidale con foglie ovali lucide, i fiori sono bianchi e i frutti hanno la buccia giallo arancio. Originario dell’Estremo Oriente, ma viene coltivato anche nelle aree mediterranee. Le parti utilizzate per estrarre l’olio essenziale di Arancio Dolce sono le scorze dei frutti dal profumo fresco e fruttato.
Proprietà
Contiene, in prevalenza, limonene e monoterpeni che gli conferiscono proprietà calmanti e atispasmodiche utili per combattere cefalee di origine digestiva e spasmi intestinali, stitichezza e gonfiori addominali. L’Arancio Dolce è stimolante linfatico e biliare, quindi, grazie all’azione coleretica, aumenta la secrezione della bile che agisce sulla ritenzione idrica e sulla qualità della circolazione venosa.
Uso esterno
L’olio essenziale di Arancio Dolce, diffuso nell’ambiente, calma l’ansia, l’insonnia e lo stress. Richiama le qualità solari come vitalità, espansione, fiducia e dolcezza. L’effetto sarà distensivo e lascerà affiorare spontaneità e capacità creative. Rappresenta il Sole che è “luce” e come tale esprime “l’intelligenza del cuore”. Un massaggio a livello del petto, in particolare nell’area del cuore, apporterà energia e allontanerà la malinconia. Aiuta a rallegrare e restituire la gioia di vivere.
In cosmetica si trovano creme per la pelle grassa, rugosa o spenta, ma non sono da utilizzare di giorno. L’Arancio Dolce è fotosensibilizzante e può causare dermatiti sulla pelle esposta alla luce. È controproducente applicarlo sulla cute prima di esporsi al Sole o lampade abbronzanti. L’uso è quindi consigliato per la notte, prima di coricarsi.
ARANCIO AMARO
Diversamente dall’Arancio Dolce, l’olio essenziale di Arancio Amaro viene estratto dai fiori bianchi ed è conosciuto come Neroli, mentre l’olio essenziale estratto dalle foglie è chiamato Petitgrain. Le indicazioni sono le stesse dell’Arancio Dolce.
Curiosità
L’Arancio è originario della Cina, veniva chiamato “chin-ch’in ovvero “palla d’oro” per il colore dei frutti. Nel VII e XII secolo si diffuse in Europa e solo nel XIII secolo iniziò ad essere coltivato in Sicilia. Nel IV secolo, i Greci conobbero gli agrumi sottoforma di cedri e limoni, ma nè loro nè i Romani pensavano all’esistenza delle Arance, comparse verso il Mille. Nell’antica Grecia si usava l’espressione “pomi d’oro”, molto simile a quella Cinese, ed indicava il frutto dell’immortalità e l’incarnazione del Sole al tramonto. Inoltre, la sua scorza amara era paragonata alle asprezze della vita, ma nello stesso tempo, i dolcissimi spicchi evocavano la costanza a non lasciarsi scoraggiare. I frutti erano definiti la “gioia del dono” perché era un albero che regalava un quantitativo illimitato di frutti.
E perché no? Ancora oggi possiamo chiamarlo “gioia del dono” e “pomi d’oro” per rimanere nel simbolismo paradisiaco del “buon auspicio”.
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