Il Kava Kava è composto dal rizoma essiccato del Piper methysticum. I componenti sono noti come i kavalattoni o kavapironi. Le indicazioni terapeutiche sono per il trattamento di ansia, tensione irrequietezza di origine varia, ma non psicotica. Sono da evidenziare diverse avvertenze in quanto, molte volte, si decide di assumere tranquillanti in presenza di astenia o debolezza, inappetenza o perdita di peso. Il Kava Kava non si può assumere in presenza di questi ultimi sintomi o in caso di cute giallastra che evidenziano, invece, un probabile danno epatico. Non può essere assunto da bambini e donne in gravidanza.
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Inoltre, è da evitare in concomitanza con beta bloccanti (classe di medicinali indicati per la terapia di ipertensione, angina e aritmie cardiache), antidepressivi e antiemicranici. In sostanza, la depressione non deve essere trattata con il Kava Kava, specialmente se si stanno assumendo benzodiazepine!
Assunto in dosi massicce e non controllate, può recare danni al fegato con conseguente epatotossicità.
Ho letto casi studio di sovradosaggio in merito alla bevanda di Kava Kava che veniva usata nelle isole del sud Pacifico durante le cerimonie. Nei primi anni Ottanta, alcune comunità aborigene australiane hanno preso l’abitudine di assumere questa bevanda, spesso con quantitativi elevati. La letteratura etnomedica rivela effetti anestetici della bocca, ingiallimento della pelle e delle unghia delle mani e dei piedi. Se pur questi fenomeni siano reversibili alla cessazione dell’assunzione, nei consumatori di dosi elevate si sviluppa un rash cutaneo a scaglie. I dati riscontrati sulla cute non sono chiari e non è chiaro se si tratti di un effetto clinico, o se sia semplicemente dovuto alla malnutrizione delle comunità aborigene australiane, dal momento che il consumo di Kava Kava provoca anche perdita di appetito e nausea.
Alla luce di questi e altri casi studio riportati nella Farmacopea Ufficiale, io sconsiglio di usarlo anche in piccole dosi o consultare un professionista prima dell’assunzione.
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