Sono certa che molti di voi sono da sempre alla ricerca di modi di porsi in relazione con gli altri più efficaci ed efficienti, di modi di parlare e di rivolgersi agli altri che risultino più chiari e trasparenti, poiché forse hanno sperimentato l’orribile sensazione del malinteso, del fraintendimento, dell’incrinarsi dei rapporti a cui tengono solo perché, in alcune occasioni, hanno usato le parole sbagliate o non sono stati in grado di trasmettere ciò che realmente volevano dire.
Oppure, ancora peggio, non sanno contenere la rabbia durante una discussione e sentono di arrivare ad utilizzare parole pesanti di cui si pentono, oppure se ne lasciano travolgere come un fiume in piena creandosi dei fastidiosi sintomi, quali mal di testa, pressione alta, mal di pancia e gastriti, irritazione generale e così via, ma soprattutto, rendendo meno costruttivo lo scambio con l’altro, meno proficuo, trasformando la discussione in polemica, in aggressione e guerra aperta, per sfogare con l’occasione, frustrazioni del tutto personali o indipendenti dal motivo contestuale e immediato, ma che arrivano da lontano…
Ci portiamo sempre addosso un piccolo carico di frustrazioni non elaborate, è inevitabile e molto frequente; ma queste frustrazioni non possono arrivare a limitare e offuscare la relazione e lo scambio che abbiamo di fronte, un “qualcuno” reale, concreto, presente.
Le chiamo difese rigide, difese strutturate e limitanti lo scambio aperto e sereno con gli altri. Difese che nascono con lo scopo – appunto – di difendere il proprio Io da attacchi esterni potenzialmente nocivi o che spaventano ma che diventano strutture nevrotiche e malfunzionanti se irrigidite e cronicizzate. In pratica fuori luogo ed eccessive.
Una comunicazione efficace serve inoltre per trasmettere bene il nostro pensiero, al di là delle discussioni e dei confronti accesi, che possono esistere e possono far parte del normale range di scambi umani (se confinati all’interno dei modi costruttivi e propositivi di essere). Vogliamo trasmettere con chiarezza e pulizia, per convincere e conquistare, per sedurre e trasformare un po’ l’altro che abbiamo di fronte, e non solo se dobbiamo “vendergli” qualcosa, ma anche per lasciare un po’ il nostro segno, essere persuasivi e convincenti, fattore ambito da tutti, nessuno escluso.
La parola “sedurre” ci rimanda nel nostro immaginario ai concetti di seduzione amorosa, di convincimento a lasciarsi andare, travolgere, conquistare, fino ad arrivare al concetto – più estremo – di plagio, con tutti i risvolti annessi di cattiva fede nelle intenzioni.
Ma la seduzione attraverso le parole è anche altro: è il saper trasmettere con passione ciò che si prova scegliendo bene le parole da usare, cesellando le sequenze e le frasi da dire perché ogni parola ha un proprio significato, e una propria bellezza, così come il modo di esprimerla, che può essere concitato, affettato, sofferto, cinico o superficiale e sbrigativo, poco o molto sentito.
Per far sì che le nostre conversazioni diano i risultati che ci eravamo prefissati nella nostra mente, è necessaria una prima fase in cui conosciamo noi stessi, i nostri modi di essere e i nostri modi di parlare. Altrimenti rischieremo di essere sempre in uno stato precario in cui gli altri non comprenderanno le nostre reali intenzioni, o portandoci addosso la frustrazione di non essere compresi, o quella di non farsi ascoltare, o addirittura di lanciare un messaggio opposto a ciò che intendevamo, nei casi peggiori.
Dopo una preliminare fase di esplorazione anche tramite richieste di feedback e confronti a chi sentiamo più vicino, possiamo procedere con una disamina delle nostre priorità, di ciò che ci infastidisce maggiormente e di ciò che desideriamo anche in modo inconfessabile e intimo.
Tutti questi elementi, quando siamo sotto pressione come nel bel mezzo di una discussione accesa, emergeranno come fossero una spinta primordiale sottostante: quello che emergerà nella conversazione sarà la tematica discussa, certo, ma le questioni non risolte e i desideri più veri saranno lì a fare da sfondo e cornice.
Le nostre priorità esistenziali, se non risolte a dovere, prenderanno il sopravvento e una normale discussione su un argomento magari banalissimo per noi porterà con sé il sapore sottostante di altri temi come il rispetto, la prepotenza, l’ingiustizia subita o altri traumi e conflitti non sufficientemente affrontati ed elaborati. Questo porterà a spostare la conversazione su un altro livello, che noi sentiamo impellente ma che l’altro, purtroppo, non capirà. Ci vedrà eccessivamente alterati e coinvolti, ma non si spiegherà fino in fondo perché. E i malintesi continueranno.
Tutto questo si può evitare, ma il passo iniziale è quello di conoscere bene cosa si desidera, ad esempio, nella relazione con il nostro partner, con estrema franchezza che, almeno a noi stessi, dobbiamo. Capire se ogni pretesto è utile per litigare perché è così che concepiamo un rapporto di coppia ed è così che ci sembra sia più frizzante e vivace, o se in fondo quel partner non ci sta bene fino in fondo, anzi, ne disprezziamo alcune qualità ma non lo vorremmo mai ammettere, e così via.
Una volta fatta chiarezza e se le conversazioni andranno a toccare punti dolenti, tutto prenderà un insolito risvolto: si capirà in modo cristallino se quelle parole nascono per ferire, oppure, se le riteniamo aggressive, si potrà far notare all’altro che non sono adatte, che ci feriscono, che sembrano forse più idonee ad altri contesti, mantenendo quella lucida serenità interiore che consente, per di più, di restituire all’altro un esame di realtà più obiettivo e razionale, e quindi di un livello superiore e più maturo.
Un ulteriore passo è sicuramente quello di imparare ad amare la lingua che utilizziamo, nel nostro caso l’italiano, perché è una delle poche al mondo che consente miriadi di sfaccettature diverse ai nostri discorsi, ma va usata con passione e cautela, mantenendo sempre il cuore aperto all’ascolto dell’altro, anch’egli portatore di desideri e necessità nascosti sotto le parole e i discorsi più in superficie.
La parola, ripeto da tempo, ammala e guarisce, e va usata quindi con coscienza e attenzione, sapendo che l’altro di fronte a noi, che sia un estraneo o un amico, è in ascolto con la mente ma anche con il cuore e se si difende attaccando, sarà anche per qualcosa che abbiamo detto.
Riprendiamoci le nostre piccole responsabilità, scopriremo magari che sarà un piacere farlo. Si svilupperà l’arte dell’ascolto e si imparerà come evitare i conflitti.
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Autrice anche del libro Ansia e attacchi di panico: conoscerli, affrontarli e superarli.
Ansia e Attacchi di panico: conoscerli, affrontarli e superarli.
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