Bisogna tornare indietro nel tempo, nel 1300, quando, in diversi paesi d’Europa, si diffuse la peste. Le cause furono la scarsa alimentazione, la completa assenza dei servizi igienici e il clima inadeguato. La carestia devastò intere popolazioni. L’alta percentuale della presenza dei ratti e delle loro pulci divulgò il batterio della peste.
Ma come mai, ancora oggi, si pronuncia questa parola, la peste, che provoca una terrorizzante emozione?
I dati che confermano la paura globale sono diffusi dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Nuovi casi in Africa e precisamente in Madagascar, evidenziano un’alta percentuale di epidemia. E’ una zona con scarso sviluppo sanitario, gli stipendi sono molto bassi e gran parte della popolazione non può permettersi le cure idonee.
La peste si distingue in diverse terminologie: la peste polmonare, la peste bubbonica e la peste setticemica.
Peste polmonare è quella che desta più terrore. Si può contrarre da persona infetta a persona sana attraverso un innocuo aerosol.
Peste bubbonica è la più nominata, è l’epidemia conclamata. Si diffonde attraverso la puntura di un insetto infetto che provoca l’insorgenza di grosse pustole e rigonfiamenti sulla pelle.
Peste setticemica è la complicanza delle prime due menzionate forme di peste e si evidenzia con febbri alte, brividi e diversi dolori localizzati nel corpo.
“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”
(Edgar Allan Poe)
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